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Disoccupazione in calo a Brescia, Spera (Cgil): «Bene ma non sufficiente. E dominano contratti a tempo e interinali»

In un anno, dal 2016 al 2017, gli occupati bresciani sono saliti di circa 20 mila unità, passando da 528 a 548 mila lavoratori (321 mila uomini, 227 mila donne). Cresce il numero di persone che ricomincia a cercare un lavoro diminuisce il tasso di disoccupazione di oltre due punti percentuali, passando in un anno dall’8,5 al 6,2%. In termini assoluti significa che dai 49mila disoccupati del 2016 si è scesi a 36 mila


Crescita degli occupati accompagnata da calo significativo del tasso di disoccupazione. I segnali che da tempo si registravano sul fronte del fatturato, della produzione, delle esportazioni stanno finalmente avendo ricadute positive anche sul lavoro. In tutta Italia e, a quanto pare, soprattutto a Brescia. A dirlo sono i dati di media annua diffusi dall’Istat che consentono di entrare a livello territoriale. In un anno, dal 2016 al 2017, gli occupati bresciani sono saliti di circa 20 mila unità, passando da 528 a 548 mila lavoratori (321 mila uomini, 227 mila donne) e facendo salire quindi il tasso di attività della popolazione maschile tra i 15 e i 64 anni al 76% e quella femminile al 55,9% (quella complessiva è al 66,1%). Percentuali che nel primo caso sono superiori alla media lombarda e nel secondo (le donne) inferiori, traduzione in altra maniera del peso che in città e provincia continua a ricoprire la manifattura.

Crescono i posti di lavoro, cresce il numero di persone che ricomincia a cercarlo, diminuisce il tasso di disoccupazione di oltre due punti percentuali, passando in un anno dall’8,5 al 6,2%. In termini assoluti significa che dai 49mila disoccupati del 2016 si è scesi a 36 mila, 15 mila dei quali uomini e 21 mila donne. Che tipo di lavoro si è creato? Lo studio dell’Istat non entra nel dettaglio provinciale ma è facile immaginare che la tendenza sia simile a quella registrata a livello nazionale, ovvero che l’aumento riguarda quasi esclusivamente il lavoro a tempo determinato. In «decisa accelerazione anche il lavoro interinale», «si attenua invece la crescita del lavoro part-time, che per la prima volta non riguarda la componente involontaria». Tra i commenti ai dati anche quello di Silvia Spera, segretaria generale della Cgil Brescia:

«Che i numeri siano in miglioramento è innegabile - spiega -: un dato positivo, in relazione al pesante punto di partenza rappresentato dagli anni di crisi. Tuttavia questi incrementi sono soprattutto di contratti a termine, che sono 4 volte quelli indeterminati. E questa è un'altra eredità dell'ultimo decennio: un mercato del lavoro decisamente precario e una flessibilità unilaterale da parte delle aziende»

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