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Reparto Covid al Civile: perplessità di Cgil, Cisl, Uil

«Non vorremmo che questa situazione si traducesse in un depotenziamento del maggiore ospedale cittadino, magari a beneficio di altre strutture. Se il nostro sistema sanitario lombardo si poggia sul servizio pubblico e privato, è indispensabile che ci sia un equilibrio nella gestione della sanità e che anche il privato convenzionato si faccia carico di tutte le esigenze sanitarie dei cittadini». La nota unitaria di Cgil Cisl Uil di Brescia.


Abbiamo appreso la decisione della Regione Lombardia di scegliere l’ASST di Brescia, quale polo ospedaliero dedicato specificatamente ai malati di COVID 19, sia per far fronte alle richieste di ricovero di pazienti, sia in prospettiva per gestire un eventuale ripresa della pandemia: fenomeno col quale dovremo convivere per un tempo che, non si prospetta breve.

La recente comunicazione aziendale del progetto di apertura di un’unità operativa esclusivamente dedicata ai malati di Covid di 160 posti utilizzando la scala 4, pone il reparto esattamente nel cuore degli Spedali Civili.

Si tratta di un annuncio che ci stupisce e ci preoccupa allo stesso tempo, e che suscita in noi non poche perplessità che di seguito vorremmo evidenziare.

 ● Ad oggi, l’emergenza ha costretto l’intera struttura ospedaliera, ad una riduzione significativa del numero di posti letto di molteplici specialità in favore di posti dedicati a pazienti Covid. Una scelta necessaria, che tuttavia ha avuto inevitabili ricadute sulla salute dei cittadini affetti da altre patologie. Ci preoccupa per il futuro sia la perdita di porzioni di budget dovuta alla riduzione dei ricoveri, sia il fatto che questo possa ridurre il numero di posti letto di altre specialità, con ricadute pesanti sui pazienti e sui cittadini.

 ● Oltre alla preoccupazione di mantenere all’interno del presidio cittadino eccellenze e specialità riconosciute nel corso del tempo da più parti, ci chiediamo come si possano  ipotizzare  250/300 nuove assunzioni, fra medici, infermieri, Oss, tecnici.

Alla luce di questa prospettiva, non vorremmo che questa situazione invece di costituire un importante rilancio per la struttura, si traduca in un depotenziamento del maggiore ospedale cittadino, magari a beneficio di altre strutture. 

Se il nostro sistema sanitario lombardo si poggia sul servizio pubblico e privato è indispensabile che ci sia un equilibrio nella gestione della sanità e che anche il privato convenzionato si faccia carico di tutte le esigenze sanitarie dei cittadini, che in taluni casi, sappiamo non essere particolarmente remunerative.

Se nel futuro almeno per un tempo ragionevolmente lungo, nessun ospedale potrà definirsi Covid free, ci chiediamo se la Regione Lombardia abbia individuato altre strutture, sia private che pubbliche che possano continuare ad accogliere pazienti Covid 19 portatori anche di altre patologie in modo da presidiare il territorio con un’offerta diffusa e di qualità.  

Troviamo incomprensibile che un progetto così importante sia consegnato direttamente alla stampa senza passare da una fase consultiva. Una scelta aziendale di questa portata che avrà ricadute sul futuro dell’Ospedale Civile non può prescindere da un confronto che coinvolga tutti gli attori in campo (Asst, Ats, sindacati, Comune di Brescia) con l'obiettivo di trovare le migliori soluzioni condivise ad un problema reale. 

Abbiamo infine chiesto un incontro urgente all’ATS di Brescia, anche in presenza dei vari attori del sistema sanitario pubblico e privato, ATS che nel suo ruolo di ente programmatore e di controllo per quanto di competenza, sarà chiamata gestire le fasi successive a questa grave pandemia.

Alla luce delle esperienze vissute negli ospedali, nelle RSA, nel territorio, riteniamo fondamentale capire le strategie che tutti gli enti sanitari preposti intendono adottare per tutelare la salute dei cittadini che purtroppo nella nostra regione e nel nostro territorio è stata messa a dura prova.

CGIL CISL UIL Brescia

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