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Lavoro interinale: sono quasi seimila le richieste di cassa

Mancano le commesse. L'integrazione salariale cerca di prevenire casi di licenziamento. Sul Giornale di Brescia una intervista a Adriano Favero del Nidil Cgil


Il Covid fa male anche agli interinali. Sono oltre 5.800 i lavoratori della nostra provincia per i quali le agenzie di somministrazione hanno chiesto l'accesso al fondo bilaterale della somministrazione. E anche se il nome dell'ammortizzatore è diverso (la categoria dei lavoratori e delle lavoratrici interinali, infatti, non usufruisce della più nota cassa integrazione ma del cosiddetto Tis, il trattamento di integrazione salariale che scatta in situazioni di riduzione o sospensione dell'orario di lavoro) il concetto poco cambia.

I numeri. Al 31 maggio 2020 le pratiche aperte nella nostra provincia sono state ben 1.216 a favore di 811 aziende utilizzatrici(quelle, per intenderci, cui le agenzie inviano la manodopera) e 5.826 lavoratori totali coinvolti. Delle oltre 1200 pratiche, la stragrande maggioranza (845, per 632) riguardano piccole e piccolissime imprese del comparto metalmeccanico, mentre 134 sono relative al comparto del commercio, turismo e pulizie e poche di più a quello della gomma plastica (142). Seguono l'edilizia (54 pratiche), i trasporti (19) e l'agricoltura(16) mentre soltanto 7 sono riconducibili a cinque aziende del settore della comunicazione.

«Le agenzie e le aziende utilizzatrici hanno potuto beneficiare anche della possibilità di effettuare proroghe nel periodo del Covid, così da evitare che le date di scadenza dei contratti arrivassero a compimento proprio nel periodi della crisi e che le persone perdessero quindi il lavoro, ma non sarà sempre così»

spiega Adriano Favero, segretario generale del Nidil Cgil, la categoria che rappresenta i lavoratori atipici e precari e che oggi in via Folonari conta oltre 1600 iscritti. «Ormai tra i nostri tesserati c'è un po' di tutto, dagli immigrati alle donne ai lavoratori over 50, che sono cresciuti moltissimo negli ultimi anni», prosegue il sindacalista che si dice molto preoccupato per le sorti di queste persone nei mesi a venire.

Il nodo. «Sono molti i lavoratori che in questi anni hanno ottenuto un contratto con maggiori garanzie alle dipendenze dell'agenzia interinale e non dell'azienda utilizzatrice - chiarisce -: ora, in caso di crisi economica dell'utilizzatore, rischiano di restare in carico all'agenzia che, se ha richieste da parte delle aziende li invia a lavorare mentre in caso contrario entra in crisi lei stessa, con il pericolo di doverli poi licenziare per mancanza di lavoro». E non è tutto. Il sindacato starebbe assistendo sempre più spesso anche ad una «distorsione» del meccanismo di affidamento degli impieghi, con le agenzie interinali che preferiscono dare da lavorare a chi non è alle loro dipendenze piuttosto che a quei lavoratori che sono stati in qualche modo da loro stabilizzati. «Ci siamo organizzati per monitorare il fenomeno ed impugnare ogni licenziamento illegittimo - tira corto -. Certo, si tratta comunque di un procedimento che potrà portare un po' di soddisfazione economica, ma non la sicurezza lavorativa che invece servirebbe».

* Giornale di Brescia - 4 luglio 2020

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