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Marcia per l'accoglienza 2021

Sabato 13 novembre torna la Marcia per l'accoglienza. Oltre la crisi Afghana: al fianco di tutte le persone in fuga e in pericolo. Appuntamento alle 14.30 in Largo Formentone.


L’associazionismo bresciano, con l’adesione anche della Cgil Brescia, invita quanti credono nel valore dell’accoglienza, della solidarietà e dell’uguaglianza a camminare insieme per le vie della città e partecipare alla nuova edizione della Marcia per l'accoglienza. L’appuntamento è per sabato 13 novembre, con partenza da Largo Formentone alle ore 14.30.

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La crisi Afghana, che si è concretizzata con la presa di Kabul da parte dei Talebani il 15 agosto, rappresenta l’epilogo di una scelta politica e militare sbagliata che risponde a ragioni che nulla hanno a che vedere con il desiderio di giustizia.

In una delle sue ultime interviste Gino Strada affermò: «Gli americani se ne vanno con una sconfitta, dopo aver speso più di 2 mila miliardi di dollari, e i talebani sono ancora lì. Gli afghani intanto sono più poveri del 2001, hanno avuto 4 milioni di profughi, un quarto della popolazione, più 150 mila morti, in prevalenza civili. Non si è speso per ricostruire un Paese ma per continuare una guerra. A cosa è servito? Zero».

Partecipa anche tu alla marcia per l'accoglienza. Appuntamento sabato 13 novembre, ore 14.30 in Largo Formentone.

Facciamo nostra la domanda di Gino Strada ma anche le affermazioni di indignazione del Presidente Mattarella durante le celebrazioni degli 80 anni del Manifesto di Ventotene: “In questi giorni una cosa appare sconcertante e si registra nelle dichiarazioni di politici un po’ qua e là in Europa. Esprimono grande solidarietà agli afghani che perdono libertà e diritti, ma ‘che restino lì’, ‘non vengano qui perché non li accoglieremmo’. Questo non è all’altezza dei valori della Ue”.

Come cittadini e cittadine bresciani, italiani ed europei, come cittadini e cittadine del Mondo non vogliamo essere dalla parte di coloro che non si assumono le proprie responsabilità nel gestire l’ennesima crisi umanitaria voltando le spalle al dolore, alla sofferenza, alle restrizioni delle libertà individuali di tutte e tutti i civili, in particolare le donne e i bambini che vivono in Afghanistan.

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