via Fratelli Folonari, 20 - Brescia Centralino 030.37291
cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

In ricordo di Giovanni Saleri

Pubblichiamo una pagina in ricordo di Giovanni Saleri scritta da Osvaldo Squassina, ex segretario generale della Fiom di Brescia


Il 10 novembre 2022, a 75 anni, è morto Giovanni Saleri, un compagno che ha dato tutta la sua vita all’impegno sindacale, prima nella Fiom della fabbrica “Beretta”, nel Consiglio di Fabbrica e negli organismi sindacali territoriali e provinciali e successivamente, dopo il pensionamento e fino agli ultimi giorni della sua vita, seguendo le pratiche del CAAF CGIL, del patronato INCA ed infine aiutando i soggetti più deboli, bisognosi di assistenza, a partire dagli immigrati. 

Domenica 13 novembre, nella chiesa a Lavino – Pertica Alta della Valle Sabbia – si è tenuta la cerimonia religiosa, alla fine della quale hanno portato l’ultimo saluto, in forma civile, Ernesto Cadenelli dello SPI CGIL di Brescia e Paolo Pagani di Gardone Valle Trompia, ricordando entrambe l’impegno sindacale e civile di Giovanni Saleri, al quale, come ultimo saluto, è stato dedicato il canto “Bella ciao”. 

La notizia della morte di Saleri, leader storico della Fiom della Beretta di Gardone Val Trompia, mi ha colpito profondamente. Ho conosciuto Giovanni nei primi anni Settanta, dopo la strage di Piazza della Loggia e durante lo straordinario periodo del sindacato unitario della Federazione Lavoratori Metalmeccanici di Brescia. Ho avuto poi modo di conoscerlo meglio quando, nei primi anni Novanta, rivestivo la carica di responsabile della zona sindacale della Valle Trompia per la Fiom Cgil e lui ricopriva il ruolo di vero “leader” e rappresentante delle lavoratrici e dei lavoratori della Beretta. 

Il 24 maggio e il 3 giugno di quest’anno ho incontrato Giovanni Saleri ed abbiamo parlato molto delle lotte sindacali della Beretta, di quando aveva concluso il suo impegno alla sede di Gardone VT per spostarsi a fare l’attivista per lo SPI in alta Valle e del ruolo del sindacato di oggi. Due incontri importanti durante i quali mi aveva parlato molto della sua famiglia, della figlia Chiara e delle sue adorate nipoti Alessia e Noemi, della morte del padre nel 1963 alla miniera di Inzino e del suo primo lavoro dopo le scuole elementari, a undici anni, senza alcuna copertura assicurativa, in uno scantinato, ad imparare a fare i fucili.  

Dopo essere passato alle dipendenze di diverse aziende metalmeccaniche che producevano fucili, nel 1974 era assunto alla Beretta, dove aveva incontrato Gianbattista “Popi” Sabatti e Lino Belleri. Due persone che Saleri ha definito come “i suoi due maestri”.  L’incontro con Popi e Lino è stato importante e ha determinato l’origine della sua militanza, della sua passione politica e sindacale ed il suo impegno nella Fiom Cgil.

Saleri, insieme ai diversi dirigenti della Fiom di Brescia, ha gestito e guidato tutte le lotte operaie alla Beretta degli anni Settanta, Ottanta e Novanta, molte delle quali vinte dal sindacato e dai lavoratori, come quella – tra le più note – del controllo del decentramento produttivo del 10 settembre del 1977, con la mediazione dell’Onorevole Pietro Padula e sottoscritta per l’Azienda da Ugo Gussali Beretta, per la FLM da Pedò, Cremaschi e Castrezzati e per il C.d.F da Giovanni Saleri, Graziano Rizzini, Giuliano Ongaro e altri, e altre vertenze sindacali perse come quella rivendicazione della quattordicesima mensilità mai conquistata alla Beretta, il cui accordo viene firmato (dopo circa un anno di lotte) il 29 aprile del 1989, presso la Camera di Commercio di Brescia, con la mediazione del Professor  Bruno Boni.

In fabbrica Saleri era molto ascoltato, rispettato da tutti e riconosciuto come interlocutore serio ed affidabile anche dalla Direzione Aziendale, ricercando sempre un punto possibile di mediazione per raggiungere un accordo sindacale per tutelare gli interessi dei lavoratori.  Giovanni Saleri non amava molto portare le vertenze sindacali della Beretta all’infuori della fabbrica perché, come gli aveva insegnato Popi Sabatti, “quando porti all’esterno della fabbrica il tavolo del negoziato – che sia quello dell’Associazione Industriali e/o sedi Istituzionali - i delegati di fabbrica potrebbero perderne il controllo perché la trattativa viene affidata ad altri. Una trattativa le cui decisioni finali restano comunque sempre in capo alla proprietà, mentre quelle sindacali non più ai delegati di stabilimento”. Questa teoria sostenuta da “Popi” probabilmente valeva per gli anni Sessanta, poiché successivamente al 1974, gli accordi sindacali più importanti, per i diritti e le libertà sindacali, sono stati raggiunti con trattative fuori dalla fabbrica e con una forte partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori.

Durante la sua lunga militanza nella Fiom Cgil ha avuto - come lui mi ha raccontato – diverse proposte per uscire dalla fabbrica e dedicarsi a tempo pieno al ruolo di funzionario sindacale, ma lui ha sempre rifiutato perché il lavoro in fabbrica e la fabbrica in sé erano per lui importanti.

Ricordo che durante il nostro ultimo incontro, presso la sede della Cgil di Tavernole sul Mella, prima di iniziare a parlare, con grande orgoglio, mi ha fatto visitare la nuova sede – da lui fortemente voluta – per seguire la cittadinanza dell’Alta Valle Trompia.

La sua morte lascia un vuoto per la famiglia e per la comunità della CGIL che lui amava tanto.

Alla famiglia di Giovanni Saleri un forte abbraccio.

Ciao Giovanni, caro amico e compagno.
Brescia, 14 novembre 2022

Approfondimenti