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cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

A ottant'anni dagli scioperi del 1944

Il prossimo 27 marzo verrà inaugurata a Milano una mostra dedicata agli scioperi del 1944. Sarà una esposizione online e, fra i tanti documenti, ci sarà anche una piccola sezione dedicata ai fatti di Brescia


Il prossimo 27 marzo verrà inaugurata a Milano una mostra dedicata agli scioperi del 1944. Sarà una esposizione online e, fra i tanti documenti, ci sarà anche una piccola sezione dedicata ai fatti di Brescia che riportiamo di seguito.

Tra l’inverno e la primavera del ‘44 il movimento di Resistenza nel bresciano vede un sostanziale rallentamento delle attività. La crescita delle formazioni si arresta fino a ridursi alla mera sopravvivenza, in alcune zone. Di conseguenza anche le azioni si riducono e diminuiscono d’importanza. Un periodo quindi molto difficile che suscita pessimismo e scoraggiamento.

Finalmente le forze democratiche, che nel frattempo avevano dato vita al Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia formato dal Partito Comunista, Partito Socialista, Democrazia Cristiana, Partito d'Azione, Partito Liberale e Democrazia del Lavoro, decisero di promuovere, per i primi di marzo lo sciopero generale che avrebbe dovuto coinvolgere i principali stabilimenti dell'Italia ancora occupata. I sindacati clandestini fanno girare dei comunicati con cui annunciano scioperi e blocchi del lavoro contro le deportazioni e i trasferimenti degli operai in Germania.

A Brescia la macchina repressiva è particolarmente efficiente nei confronti di stabilimenti a produzione bellica collocati per di più nella capitale del rinato stato fascista. Tuttavia anche in città si vedono i primi scioperi: il 2 marzo alla OM e alla Breda gli operai si fermano, avanzando richieste di carattere economico (aumento delle razioni alimentari, scarpe, copertoni di biciclette…), ma lo stesso regime ravvisa la valenza politica di questa protesta. L'eccezionale rilevanza dello sciopero stava infatti già nel fatto che si trattava della prima astensione collettiva dal lavoro che si verificava all'OM, e comunque in una grande fabbrica di Brescia, dopo venti anni di tutela da parte del sindacato fascista e di divieto assoluto di ogni libera ed autonoma iniziativa dei lavoratori. E ciò accadeva a Brescia, nel cuore del risorto regime.

L'eco degli scioperi del marzo 1944 all'OM fu grande (il 4 marzo si fermò di nuovo il reparto "motori avio" per mezza giornata per protestare contro l'arresto dell'operaio Carlo Savio, rilasciato dopo 4 giorni sotto la minaccia costante del ricorso a nuovi scioperi). La notizia fu infatti riportata con rilievo dal n. 2 del Ribelle del 26 marzo. Che il più importante giornale della Resistenza bresciana si occupasse dell'OM, e non solo sporadicamente, stava a testimoniare il ruolo centrale che questa fabbrica ricoprì per tutto il 1944 e nel 1945 fino alla Liberazione in quella lotta di popolo contro l'occupazione nazifascista il cui tratto distintivo stava nella combinazione di un grande movimento sociale e politico con la guerriglia armata delle bande partigiane.

 

MATERIALE ALLEGATO

- Atti del convegno promosso dai sindacati dei Pensionati di Cgil Cisl Uil in occasione Sessantesimo anniversario degli scioperi del 1944 alla Breda
- Estratto dal volume "Operai contro. La Resistenza al fascismo del lavoratori della OM di Brescia e di Gardone Valtrompia 1940-1945" di Marino Ruzzenenti
- Il ribelle, anno I, n. 2, 26 marzo 1944

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