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L'uso sociale dei beni confiscati alle mafie

Proseguono i lavori al "Campo della Legalità" nella Libera Masseria di Cisliano


Proseguono i lavori alla Libera Masseria di Cisliano. Ieri pomeriggio il tema al centro della discussione è stato l’uso sociale dei beni confiscati alle mafie.

Riportiamo alcuni stralci dell'intervento del dott. Fabio Roia (presidente Sezione Autonoma Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano):

"In Lombardia esiste una mafia silenziosa e difficilmente visibile a causa della sua capacità di mimetizzarsi nell'economia, in particolare attraverso l’infiltrazione in attività economiche a basso contenuto tecnologico, ad esempio l’edilizia.

Spesso siamo intervenuti su aziende e società che servivano a riciclare denaro di famiglie mafiosa. Questo ha comportato inevitabilmente dei ricollocamenti, ma siamo consapevoli che il costo del ripristino della legalità non può ricadere solo sui lavoratori perché poi ne chiederanno conto allo Stato. In tutto questo è quindi fondamentale l'apporto che proviene dal sindacato in modo che si adottino modelli di intervento che trovino il consenso dei lavoratori non collusi.

C'è un'evoluzione della mafia a Milano, permeata di piccole cellule chiamate "ndrine" che fanno capo alla 'Ndrangheta e che possiedono un capacità di adattamento molto alta (l'infiltrazione nel sistema appalti di Expo ne è un esempio). Si tratta di un sistema di società - aperte anche solo con 1000 euro - create per evadere fisco. Esse agiscono creando una catena di illegalità: un imprenditore mafioso si inserisce nell'economia aprendo finte società e si rivolge poi ad un nuovo imprenditore che si fa aiutare, perché colluso o perché costretto.

Il Tribunale di Prevenzione agisce con misure di contrasto laddove vi siano segnalazioni di reato oppure analizzando la eventuale sproporzione esistente fra patrimonio e quello che una società avrebbe potuto accumulare in modo legale. Il nuovo codice antimafia dovrebbe introdurre la possibilità di andare a intervenire anche sul patrimonio di coloro che si sono fatti corrompere.

Normalmente, il primo tentativo che fa il soggetto a cui viene sottratto il bene, è tentare di rientrare in "affari" con attraverso prestanome.

È dunque essenziale che questi beni non impoveriscano, garantendo un proseguo solido e legale delle attività. Bisogna essere vigili su questo fronte, stimolando progetti e aiutando i comuni con il sostegno di privati sociali o grandi aziende che potrebbero fornire materiale e attivare una rete di legalità".

Ha proseguito poi Gian Antonio Girelli, Presidente commissione antimafia Regione Lombardia: "L'attività regionale si è aperta a varie realtà: è stato istituito il «comitato legalità» che ha Nando Dalla Chiesa come presidente. La legge sulla confisca è per colpire il mafioso, ma poi gestire il bene implica una assunzione di responsabilità anche da parte delle amministrazioni".

 

Per Luciano Silvestri (Cgil Nazionale) è "necessario che il Parlamento approvi la riforma del codice antimafia per superare i tanti ostacoli ancora presenti nella confisca"

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