via Fratelli Folonari, 20 - Brescia Centralino 030.37291
cgil CGIL - Camera del Lavoro di Brescia

«I voucher non tutelavano le fasce più deboli»

La replica dopo che diversi enti bresciani hanno definito l’eliminazione dei buoni «una lesione dei diritti dei più deboli»


Il segretario Damiano Galletti riporta all’essenza la polemica sui voucher e nella sala Lama della Camera del Lavoro mostra un foglio in cui c’è il raffronto tra quanto costa un operaio metalmeccanico a livello base rispetto a un voucherista. Tredici euro contro dieci, senza contare ferie, maternità, indennità varie, ticket mensa, fondi previdenziali, eventuali ammortizzatori sociali.

Detto questo la Cgil, dopo aver portato a casa il decreto col quale il Governo ha abrogato i voucher (e ripristinato la responsabilità solidale negli appalti) non ci sta a sentire “malignità” - dette da più parti - che senza i voucher si ritorna al lavoro nero. 

«Con i voucher, in realtà, sono stati sostituiti i rapporti di lavoro più stabili. Dev’essere chiaro a tutti: i voucher non aiutato a combattere il lavoro nero, anzi. In alcuni casi lo incentivano. Lo conferma anche uno studio dell’Inps» una recente relazione dell’Istituto della previdenza sull’utilizzo dei «tickets lavoro» dal 2008 al 2015, dove i numeri dei voucher utilizzati in Italia «fanno pensare più che a un’emersione, a una regolarizzazione minuscola (parzialissima) in grado di occultare la parte più consistente di attività in nero».

Galletti rafforza la sua tesi, inoltre, esibendo in una tabella il rapporto costi/benefici di un voucher rispetto alla retribuzione prevista per un’ora di lavoro dal contratto dei metalmeccanici al livello più basso. Prospetto che trovate qui in pagina e che - evidenzia il leader della Cgil di Brescia - dimostra come a fronte di un «esiguo» risparmio (2,90 euro) a favore dei datori di lavoro, con i voucher i lavoratori devono rinunciare ad alcune tutele contrattuali, come la cassa integrazione, la Naspi, il congedo obbligatorio di maternità, i permessi per il diritto allo studio, gli assegni per il nucleo familiare, i permessi retribuiti previsti con la legge 104 e il versamento dei contributi per prestazioni pensionistiche. «Ci sono almeno 48 contratti di lavoro - aggiunge Galletti - che possono regolarmente sopperire al "vuoto" lasciato dai voucher». Le imprese, dunque, dal suo punto di vista non dovrebbero reclamare alcun rimedio urgente da parte del governo.

Ad assecondare Galletti anche il segretario della Fillea Cgil (edili) Ibrahima Niane e della Flai (agricoli) Alberto Semeraro. Ognuno di loro ha portato la propria esperienza nel settore di riferimento. Semeraro ha smentito innanzitutto un ampio utilizzo dei buoni lavoro in agricoltura, anche per il periodo della vendemmia. «Il lavoro stagionale nei campi - ha spiegato - è spesso regolato dal contratto avventizio, poiché la prestazione si realizza solo nei casi in cui sia richiesta dal datore di lavoro. Questo tipo di contratto concede massima flessibilità sia all’azienda sia al lavoratore - chiude Semeraro - e contemporaneamente garantisce tutte le tutele necessarie, anche dal punto di vista contributivo».

Ibrahima Niane ha evidenziato invece come nel passato le aziende edili che concedeva- no i maggiori ribassi negli appalti facessero ricorso ai voucher per la remunerazione dei loro collaboratori. «In questo caso - ha sottolineato il sindacalista - i voucher mascheravano lavoro nero e, dal punto di vista economico, non riconoscevano l’alto rischio infortuni a cui vanno incontro quotidianamente i lavoratori in cantiere».
 

MATERIALI ALLEGATI
I voucher come iceberg del sommerso
Confronto paga / voucher
confronto voucher/paga multiservizi

 

 

Approfondimenti